sabato 29 agosto 2015

Quello americano, più che un sogno è un incubo per il mondo


Non fatevi ingannare dal gioco politico: illusione della libertà in America (e in Italia)

(L’articolo che segue a firma di Lewis Lapham, giornalista e scrittore statunitense, in qualche modo rende giustizia a quanto da me scritto controtendenza, in questi ultimi 15 anni; di quanto fossero illusorie le "democrazie" Occidentali, ed in particolare il “famigerato” sogno americano, di cui oggi più che mai, piuttosto che un sogno, è diventato un incubo.)

“La formazione del consenso parlamentare e la scelta del presidente americano sono diventate privilegio esclusivo del 20% della popolazione, quella che controlla il 93% della ricchezza, dirige le grandi aziende e le banche, possiede e gestisce i media d’informazione e d’intrattenimento, scrive le leggi, governa le università e controlla le fondazioni filantropiche, i centri decisionali, i casinò e le arene sportive.” – scrive Lewis Lapham, giornalista.

Essere un cittadino nello stato-azienda americano è molto simile a giocare contro il banco: si perderà sempre. Il gioco è truccato, e “noi popolo” continuiamo a ricevere le stesse carte perdenti. Eppure, la maggior parte di noi resta nel gioco, contro ogni probabilità, confidando nel fatto che la fortuna cambierà.

Il problema, ovviamente, è che la fortuna non ci salverà. Come ho spiegato nel libro “Campo di battaglia America: la guerra al popolo americano”, le persone che danno le carte (politici, grandi compagnie, giudici, pubblici ministeri, polizia, burocrati, esercito, media, ecc.) hanno una sola preoccupazione principale, ed è di mantenere il potere e controllo sulla cittadinanza, nel frattempo spremendola di tutto il suo denaro e averi.

Non importa proprio nulla come li si voglia chiamare: repubblicani, democratici, l’elite del 1%, i controllori, le menti, il governo ombra, lo stato di polizia, lo stato di sorveglianza, il complesso militare-industriale; purché si capisca che, finché saranno loro a dare le carte, il gioco si svolgerà sempre a loro favore.
Incredibilmente, nonostante il numero di volte in cui si è visto il gioco in azione, gli americani (e gli italiani -ndt) continuano ingenuamente a credere che la politica conti qualcosa, come se ci fosse differenza tra repubblicani e democratici (tra centro sinistra e c.destra in Italia).

Come se Barack Obama si sia dimostrato in qualche modo diverso da George W. Bush. Come se i valori di Hillary Clinton fossero diversi da quelli di Donald Trump (entrambi adoratori del denaro). Come se, quando eleggiamo un presidente, avessimo qualcuno che rappresenta davvero “noi popolo” anziché le grandi aziende (quando di fatto, nell’oligarchia che è lo stato di polizia americano, è un ristretto gruppo di ricchi finanziatori a gestire il tutto).

La politica è un gioco, una barzelletta, uno spaccio, una truffa, una distrazione, uno spettacolo, uno sport, e, per molti americani devoti, una religione.
In altre parole, è un imbroglio raffinato per tenerci divisi e contrapposti tra due partiti le cui priorità sono esattamente le stesse. Non è un segreto come entrambi i partiti supportino la guerra infinita, si dedichino a spendere fuori controllo, ignorino i diritti fondamentali della cittadinanza, non abbiano rispetto per il diritto, siano comprati dal big business, si preoccupino soprattutto del loro potere, e abbiano alle spalle una lunga storia di governo sempre più pervasivo e libertà sempre più limitata.

Soprattutto, entrambi i partiti vantano una storia incestuosa sia tra di loro che con l’elite di ricchi che governa questo paese. Non fatevi ingannare dalle campagne diffamatorie e dagli insulti: sono solo tattiche utili alla psicologia dell’odio, che ha dimostrato di coinvolgere maggiormente gli elettori e di aumentare l’affluenza alle urne, al contempo facendoci scannare a vicenda. Nonostante i colpi che i candidati si scambiano a beneficio delle telecamere, lontano dai riflettori sono un gruppo di amici che si premiano a vicenda (vi ricordate di quando Jeb Bush ha conferito a HIllary Clinton la Medaglia per la Libertà per il suo servizio al paese?), vanno ai rispettivi matrimoni (Bill e Hillary sedevano in prima fila al matrimonio di Trump nel 2005), e si abbracciano con affetto sincero.

Le varie donazioni di Trump ai Clinton (sia alle campagne di Hillary per il senato, sia alla Fondazione Clinton) non sono inusuali. Ricordiamoci che il magnate di FOX News, Rupert Murdoch, nel 2006 fece una raccolta fondi per la campagna di rielezione di Hillary al senato, e due anni dopo contribuì alla sua campagna presidenziale. In effetti pare che FOX News sia da quasi 20 anni uno dei maggiori donatori di Hillary.

Cominciate a vedere il quadro? Non importa chi vinca alla Casa Bianca, perché lavorano tutti per lo stesso capo: l’America delle grandi compagnie e grandi banche. Tanto che molte compagnie si assicurano di vincere le scommesse donando sia ai candidati democratici che a quelli repubblicani.

Siamo nei guai, gente, e scegliere un nuovo presidente non ci salverà. Viviamo in un mondo di fantasia, disegnato per assomigliare a una democrazia rappresentativa. Ci fu un tempo in cui gli ingranaggi, le ruote e il cambio del nostro governo funzionavano e facevano procedere la nostra repubblica regolarmente. Il meccanismo però, senza che ne accorgessimo appieno, è cambiato. Il suo scopo non è più di far funzionare la repubblica, ma di mantenere al potere lo stato di polizia. Le sue varie componenti sono già corrotte come il tutto. Pensate a come le varie componenti sono diventate insidiose, incestuose e legate all’elite delle grandi aziende:

“- Congresso. Forse il responsabile più famigerato e il colpevole più evidente della creazione dello stato-azienda, il congresso si è dimostrato sia inetto che avido, campione noncurante di un sistema autoritario che sta sistematicamente smantellando i diritti fondamentali stabiliti dai padri costituenti. Già molto prima di essere eletti, i parlamentari vengono addestrati a ballare la musica dei loro benefattori abbienti, al punto che spendono i due terzi del loro tempo in carica per raccogliere denaro. Come riportato da Reuters, ‘Per molti parlamentari, la routine quotidiana a Washington comporta raccogliere fondi tanto quanto l’attività legislativa. La cultura delle campagne politiche non-stop batte il ritmo della vita quotidiana al congresso, così come il paesaggio intorno al Campidoglio. E significa anche che i legislatori spesso trascorrono più tempo ad ascoltare gli interessi dei ricchi che di tutti gli altri.’

– Presidente. Con l’elezione presidenziale del 2016, che si sta delineando come la più costosa nella storia del nostro paese, con stime che toccano i 10 miliardi di dollari, ‘si è aperta la strada per un’orgia di spesa da parte di abbienti gruppi di interesse ed individui super-ricchi, a beneficio di entrambi i partiti politici.’ (Bloombergview.com/ ) Eppure, anche una volta contati i voti e annotati i favori, la compravendita dell’accesso alla Casa Bianca è lungi dall’essere finita. Il presidente Obama spende molto tempo per tenere o partecipare a campagne di raccolta fondi, avendone tenute oltre 400 durante il periodo trascorso in carica. Tale accesso costa salato: se prima trascorrere una nottata alla Casa Bianca costava 100.000 dollari, ora 4 incontri annuali con Obama ne costano 500.000. Tuttavia, come si chiede il professore di Harvard, Lawrence Lessig: ‘Come governa una persona il paese, mentre partecipa a 228 campagne di raccolta fondi? La risposta è: non molto bene. Ciò compromette terribilmente la capacità di fare il suo lavoro e di ascoltare il popolo americano, perché, fatemelo dire, il popolo americano non partecipa a 228 campagne di raccolta fondi. Quella gente è diversa.’

– Corte Suprema. La Corte Suprema degli USA, un tempo ultimo baluardo della giustizia, l’unico organo governativo realmente in grado di far regredire la tirannia che sta lentamente avvolgendo l’America, è invece diventata il campione dello stato di polizia americano, assolvendo dai loro crimini i funzionari di governo e grandi aziende e al contempo punendo senza sosta l’americano medio che eserciti i suoi diritti. Come il resto del governo, la Corte ha abitualmente dato priorità al profitto, alla sicurezza e alla convenienza piuttosto che ai diritti fondamentali della cittadinanza. […] Confrontate ad esempio l’affermazione, da parte della Corte, del diritto “di pensiero” delle compagnie e dei donatori abbienti nella causa McCutcheon contro FEC (sentenza che spazza via il limite al numero di candidati che un’entità può supportare con donazioni elettorali) con la causa di Cittadini Uniti contro FEC, che ha visto la tendenza a negare quei medesimi diritti ai comuni americani quando abbondano gli interessi del governo. La disparità è evidente.

– I media. Ovviamente, questo triumvirato di controllo totale sarebbe completamente inefficace senza la macchina della propaganda fornita dalle maggiori compagnie mondiali. Oltre a farci ingoiare idiozie ad ogni occasione, le cosiddette agenzie d’informazione, che dovrebbero costituire un baluardo contro la propaganda del governo, sono al contrario diventate gli organi di stampa dello stato. Gli opinionisti che inquinano le nostre frequenze sono nel caso migliore dei buffoni di corte e nel peggiore dei propagandisti che supportano la falsa realtà creata dal governo americano.

– Il popolo americano. “Noi popolo” ormai apparteniamo ad una sottoclasse permanente. Non importa come ci vogliamo definire: beni mobili, schiavi, api operaie, droni; quello che conta è che ci si aspetta che marciamo al ritmo e ci sottomettiamo al volere dello stato in ogni questione, pubblica o privata. Con la nostra complicità nelle questioni grandi o piccole, abbiamo permesso ad un apparato stato-azienda fuori controllo di conquistare ogni elemento della società americana.

La nostra incapacità di restare informati su cosa succede al nostro governo, di conoscere ed esercitare i nostri diritti, di protestare visibilmente, di pretendere che i nostri rappresentanti al governo debbano rispondere delle loro azioni, e perfino di avere un minimo di interesse per i problemi dei nostri connazionali, ha causato il nostro declino. E ora ci troviamo di nuovo presi dallo spettacolo di un’altra elezione presidenziale, e ancora una volta la maggioranza degli americani si sta comportando come se questa elezione potesse portare un cambiamento, come se il nuovo capo fosse diverso dal capo di prima. Quando siete in dubbio, ricordatevi le parole del comico e acuto commentatore George Carlin:

“I politici sono messi lì per darvi l’idea che abbiate libertà di scelta. Ma non ce l’avete. Non avete scelta. Loro vi possiedono. Possiedono tutto. Hanno tutta la terra che conta. Possiedono e controllano le grandi aziende. Hanno da tempo comprato il senato, il congresso, le istituzioni, i tribunali. Hanno i giudici in tasca e possiedono tutti i grandi media, perciò controllano praticamente tutte le notizie e informazioni che sentite. Vi tengono per le palle. Spendono miliardi di dollari ogni anni per fare lobbismo. Lobbismo per ottenere quello che vogliono. E lo sappiamo quello che vogliono: vogliono di più per loro e meno per tutti gli altri, ma ora vi dirò quello che non vogliono. Non vogliono una popolazione di cittadini capace di pensare criticamente. Non vogliono persone ben informate e ben istruite capaci di pensiero critico. Non hanno interesse per quel tipo di persone. Non le possono usare. E’ contro i loro interessi.

Vogliono lavoratori ubbidienti. Lavoratori ubbidienti, persone abbastanza intelligenti per gestire le macchine e passare le carte… E’ un grande club, e voi non ne fate parte. Voi e io non siamo nel grande club… Il tavolo è inclinato, gente. Il gioco è truccato e nessuno sembra accorgersene… Sembra che non importi a nessuno. E’ su questo che i proprietari contano… Si chiama il ‘sogno americano’, perché bisogna essere addormentati per crederci.”

Di John Whitehead

Fonte: Rutherford.org/publications

Fonte traduzione: www.controinformazione.info

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