sabato 20 agosto 2016

Nell’aldilà vede il proprio futuro


La stragrande maggioranza dell’umanità ignora se stessa ….. non ha coscienza dell’esistenza, del proprio essere; oserei dire che esiste per abitudine. Ma non sa veramente dove esiste, e per cosa esiste. E quasi sempre, non sa coscientemente neppure in cosa credere, perché tutto intorno è confuso, annebbiato, e privo di riferimenti certi. Questa è la sola ragione per cui quasi mai, sa riconosce in altri, ciò che non riesce ad immaginare, e capire di se stesso.

E sarà così fino a quando il vero sé ….o l’anima, non emergerà sul programma genetico degli artefici.

Il paradosso è che queste persone, sovente, hanno la pretesa di insegnare cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa credere o non credere, e cosa esiste o non esiste. Ignorando, per esempio, che i nostri occhi sono stati progettati per vedere solo la superficie delle cose; ma questo non significa che non esiste altro.

L’uomo da millenni, nel corso della storia, è sempre stato circondato da misteri, da eventi inspiegabili, che lasciavano il segno. Penso di poter sostenere senza incorrere in errore che sono più le cose che non vediamo, e non conosciamo, che quelle che conosciamo e vediamo.

Agatha Christie, amava ripetere, che "un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova". In seguito tale teorema è diventato prerogativa giudiziaria….

Nonostante non esiste una cecità peggiore di chi non vuol vedere per paura di doversi assumere la responsabilità di quel nuovo sapere, dato che il nuovo sapere richiede assunzione di responsabilità e di scelta. Contrariamente le persone, quasi sempre, preferiscono delegare …. magari ad un ente immaginario, astratto piuttosto che abbandonare i vecchi schemi, le illusioni. Invece, si “sceglie” di affidarsi a Dio, tanto lui, perdona tutto…. Ma bisogna rendersi consapevoli che solo facendosi carico della propria esistenza, delle proprie scelte e responsabilità, si riuscirà a vedere oltre la nebbia che offusca il cuore e l’anima.

Bisogna rendersi consapevoli, che cambiando il nostro modo di pensare, di porci di fronte ad un evento, sconosciuto e incomprensibile, modifichiamo la realtà, poiché siamo noi, con le nostre scelte e la capacità di discernere che creiamo la realtà.

Quindi il mio auspicio è che il racconto che segue, o meglio l’evento che va ben oltre le vicende di ordine umano, sia la prova migliore per mostrare, rendere visibile … comprensibile, che siamo molto di più di quello che ci insegnano ad essere dalla nascita.

A volte, senza che ce ne rendiamo conto, inaspettatamente il mondo dell’invisibile si fonde con il mondo del visibile, e in virtù di questo, si compiono eventi straordinari …

Janine Charrat


Nell’aldilà vede il proprio futuro


Tratto dal libro: di ritorno dall’aldilà di Jean Baptiste Delacour. Armenia Editore. 1978

In uno studio televisivo di Parigi, si svolgevano le riprese dell'esibizione di una ballerina bella e graziosa che corrispondeva l nome di Janine Charrat. Era vestita di bianco, e mentre eseguiva le sue piroette sotto le luci abbaglianti dei riflettori, assumeva la forma di un grosso fiocco di neve. D'improvviso si avvertì uno scoppio terrificante, si vide una fiamma rossa nel bagliore delle luci, le decorazioni cominciarono a bruciare e, nello stesso istante, la figura esile della ballerina andò in fiamme.

Tutto era avvenuto in un batter d'occhio e nessuno aveva ancora capito che cosa fosse successo. La ballerina, che era priva di sensi, fu portata subito al pronto soccorso del più vicino ospedale perché aveva riportato delle ustioni di terzo grado. I medici, che controllavano il suo polso, non lo percepivano più; il sangue non circolava più nelle sue vene. In quel corpo così crudelmente lacerato non sembrava più esserci vita. Ma gli specialisti, che si tengono sempre pronti per intervenire quando una vita è in pericolo, non mancarono di applicare tutti i trattamenti prescritti nel caso di una morte clinica: maschera di ossigeno, farmaci per sostenere la circolazione e, prima di tutto, massaggi con i quali si cercò di rimettere in moto il cuore.

Quel cuore aveva già smesso di pulsare da più di due minuti, ma i medici continuarono a medicare le ustioni. A volte, essi vedono un barlume di speranza anche nelle situazioni più disperate.

Janine Charrat fu riportata in vita come da un miracolo. Ma che cosa ha vissuto la ballerina quel 18 dicembre 1961, nel periodo in cui il suo corpo stava sdraiato sulla barella, privo di vita? Nonostante che siano passati tanti anni, essa si ricorda ancora di ogni particolare: "Con una sensazione di vertigine mi sentii portata via e mi parve di cadere in un pozzo profondo. La caduta sembrava non finire mai, e tutti i tentativi di aggrapparmi a qualche cosa erano vani. Finalmente riuscii a mettere i piedi in terra e, riaprire gli occhi che prima erano rimasti chiusi perché le palpebre erano diventate pesanti come il piombo. "Ma la scena, che ora si presentava ai miei occhi, mi faceva lanciare un grido d'orrore. Sola, e in un mondo sconosciuto, mi vedevo circondata da altissime fiamme rosse che andavano aumentando sempre più, e il loro calore diventava così insopportabile che mi sentivo venir meno dalla paura. "Questo doveva essere l'inferno vero e proprio! "La cortina di fuoco doveva essere l'opera del diavolo perché, altrimenti, come avrebbero potuto continuare a svilupparsi queste fiamme? Sembravano uscire dall'interno della terra per compiere il loro balletto scatenato, cambiando forma ogni istante.

Il terreno sotto di me era come una brace, come una fanghiglia bollente simile alla lava. "Davanti a quella grande solitudine e a quel pericolo crescente, presi la decisione di porre fine alla mia situazione angosciosa. Mi feci coraggio e andai incontro alle fiamme. Allora mi accorsi che il fondo sotto i miei piedi era soltanto tiepido. Arrivata vicino al muro di fiamme che mi circondavano con una linea circolare, mi fermai, ricordando l’incidente di prima sul palcoscenico. Sono credente, e nelle situazioni difficili avevo sempre pregato. Così feci anche allora. "Dopo la, preghiera alzai lo sguardo e notai che le fiamme avevano perso il loro aspetto spaventoso. Erano diventate molto basse e rosee. Smisi quindi di aver paura, mentre stavo attraversando il cerchio di fuoco, provai un grande sollievo. Non avvertivo più alcun dolore, pur sapendo che le gravi ustioni non erano ancora guarite.

Mentre facevo i primi passi nel mondo misterioso dietro la cortina di fumo, cercavo disperatamente la presenza di qualcuno. Come avrei potuto orientarmi, da sola senza aiuto, in quel mondo sconosciuto? Appena mi resi conto di quel forte desiderio di trovare una compagnia, vidi comparire una donna vestita di seta. I suoi capelli bianchi erano raccolti sulla nuca, i suoi occhi erano scuri felici e le sue labbra formavano un sorriso amabile ed indulgente. "Mi venne incontro, librandosi con dei movimenti lenti, e mi disse: Forse non ti ricordi di me, Janine? Sono Isabelle, tua nonna. Mi hai dimenticata?' Solo allora riconobbi mia nonna che era morta, e la sua presenza in quella triste situazione mi diede una grande gioia.

Con un gesto affettuoso mi prese per il braccio, e poiché non sapevo nulla delle condizioni e delle leggi dell'aldilà. Forse ti senti perduta in questo momento. Allora ti voglio fare vedere qualche cosa che potrebbe restituirti il tuo coraggio, perché di coraggio e di fiducia ne avrai tanto bisogno! - Senza esitare seguivo la donna che mi precedeva. Andavamo avanti nella nebbia rossa e arrivammo in un ampio giardino pieno di meravigliosa armonia, dove crescevano degli alberi dall’aspetto fantastico. Nel centro del giardino c'era un laghetto, le cui acque erano tranquille e trasparenti. Sembravano un gioco di luci. La nonna m'invitò a chinarmi sopra il laghetto. Mentre cercavo di vedere meglio, scorsi un'immagine che si stava formando nello specchio d'acqua. Presto riconobbi due infermiere che mi aiutavano a fare i primi passi attraverso la mia camera. E mia nonna mi spiegò: Ci vorrà ancora molto tempo, ma guarirai. Continua a guardare nello stagno poiché questa è un'occasione che non devi perdere!' "Sembravano delle parole importanti, e così non perdevo di vista lo, specchio d'acqua. In questo modo vedevo la mia vita futura che si svolgeva davanti ai miei occhi come un film. Potevo osservare il mio matrimonio su un' isola del Pacifico.

Durante la cerimonia portavo una corona di fiori, secondo l'usanza di quel paese. Lo sposo, un uomo molto più alto di me, che mi era del tutto sconosciuto, mi stava vicino. Sentivo che lo chiamavo Michel, e il mio io, che vedevo, era molto felice. Tutti questi avvenimenti mi sembravano inverosimili perché ero sicura di essere ancora sposata con l'attore Gérard Munsky, anche se non andavamo più d'accordo da un po' di tempo. Anzi, ci eravamo decisi di divorziare,..ma non potevo credere che mi sarei sposata un'altra volta. Nell'osservare queste immagini rispecchiate nell'acqua, non riuscivo a credere di vedere veramente il mio proprio futuro. Volevo chiederlo a mia nonna, ma quando mi voltai, non la vidi più. Svanì allora la mia emozione, mi sentii stanca e le mie membra erano diventate pesanti come il piombo. In quello stato di spossatezza, anche le mie ferite riportate durante l'incidente, ricominciavano a bruciare, e mi lamentavo per i dolori. "Dovetti aver ripreso coscienza improvvisamente perché, quando aprii gli occhi, mi trovavo in un letto bianco.

Per Janine Charrat fu quello l'inizio di una lunga sofferenza. I medici potevano essere soddisfatti del loro successo perché le possibilità di salvarla erano state pochissime, dato le ustioni molto estese. L'enorme perdita di proteine e di liquidi delle parti del corpo ustionate, l'effetto tossico delle proteine dei tessuti, mutate dall'ustione, e le anomalie nella regolazione termica della pelle, avevano causato quel grave choc che fece crollare temporaneamente la circolazione e le funzioni del cuore. Con una forza di volontà eccezionale, Janine Charrar ha poi superato le conseguenze penose e disgustose delle disfunzioni degli organi lesionati, specialmente quella del fegato e, non per ultimo, le medicazioni delle ferite ed i vari trapianti di pelle.

Tra i visitatori dei night clubs e dei teatri di varietà di stile internazionale, ce ne sono pochi che conoscono la storia di questa celebre ballerina che non ha bisogno di preoccuparsi per i suoi contratti. Quando ella tornò sul palcoscenico per la prima volta, nessuno notò alcuna traccia di quel grave incidente. Poco dopo quella sua prima comparsa, a Ginevra, incontrò un uomo, molto più alto di lei e di nome Michel, che non voleva più scostarsi dal suo fianco. Janine Charrat e Michel Humbert si sposarono nell'agosto del 1969 a Haapiti, un villaggio sull'isola di Moorea, nell'Oceano Pacifico. Gli anni dopo l'incidente nello studio televisivo a Parigi si svolsero precisamente come lo specchio del futuro gliel'aveva mostrato nell'aldilà. Janine Charrat sostiene ancora oggi che è stata quell'esperienza a darle la forza e la pazienza per sopportare i lunghi anni della guarigione.

2 commenti:

  1. Credo assolutamente nella sopravvivenza dell'anima, d'altra parte i racconti di pre-morte ormai si sprecano, e datano, sin dalla notte dei tempi. Effettivamente gli 'artefici' ci hanno progettati non molto sensibili alle cose dello spirito, ma fortunatamente qualcuno si è comunque evoluto. Certo il racconto dipende dal filtro delle nostre credenze, perchè così l'essere umano vede la verità, ma la presenza di un viaggio dopo 'la porta' è ormai cosa acquisita ... sicuramente lo è per noi spiritualisti, ma non è solo una questione di fede. Anche la scienza oggi si interroga su questo ed esclude che una cosa raffinata ed alta come la coscienza possa essere solo chimica ... quanto meno lo escludono molti scienziati.
    Ciao Marco

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  2. Einstein sosteneva che esiste solo l'energia, che ogni cosa è fatta di energia, quindi anche la materia. La mia lunga esperienza riguardo questo studio, (e ne potrei raccontare di cose!!) mi ha portato all'estrema sintesi, della prova che noi in quanto organismo apparentemente materaile, siamo la prova vivente della dell'immortalità dell'anima, o del nostro vero essere a livello di energia allo stato puro. E la spiritualità, altro non è che la percezione di ciò che siamo realmente oltre la "materia" ....
    Ciao Rosa. A presto.

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