GLI ELOHIM
I teosofi non hanno
potuto che affacciare vaghe ipotesi sulla immane vastità del ciclo cosmico, di
cui il nostro mondo e la razza umana non sono che momenti effimeri. E le loro
allusioni alla sopravvivenza di strani esseri, che esistevano prima dell’uomo,
ci gelerebbero il sangue nelle vene, se non fosse per il blando ottimismo di
cui, del tutto ingiustificatamente, si
rivestono.
(H. P.
Lovecraft)
Il dodicesimo capitolo dell’Apocalisse di S. Giovanni
descrive un evento chiave all’interno della teogonia giudaico-cristiana: la guerra
combattuta in cielo dall’arcangelo Michele e la conseguente caduta sulla Terra
di Satana e dei suoi angeli. L’episodio è collocato all’interno di un arco
temporale che, anche se cronologicamente imprecisato, sembra comunque essere
riferito al tempo futuro, più che ad un
passato lontano ed inattingibile. Apocalisse 12, 7-12 risulta infatti
posteriore al suono dell’ultima tromba e alla seguente proclamazione dei
“ventiquattro vegliardi”: “Le genti fremettero, ma è giunta l’ora della tua ira, il tempo di giudicare i morti, di dare la
ricompensa ai tuoi servi, ai profeti e ai santi e a quanti temono il tuo nome,
piccoli e grandi, e di annientare coloro che distruggono la terra” (Ap. 11,
18; trad. CEI). Ad avvalorare la succitata interpretazione, proprio alla fine
del versetto 12, 12 si specifica che al diavolo resta ormai poco tempo. Tale collocazione
escatologica, cioè attinente ai tempi ultimi, appare, tuttavia, del tutto
incongruente se confrontata con i testi che trattano del medesimo tema, sia
all’interno del canone biblico, sia nella letteratura definita apocrifa.
Nel libro attribuito a Enoch, un progenitore di Noè, settimo
nella discendenza di Adamo secondo quanto riportato in Genesi 5, 1-18, si legge
che gli angeli erano già caduti nei tempi in cui visse il patriarca
antidiluviano e che la loro condanna all’esilio terrestre fu, già da allora,
irrevocabile e definitiva: “Enoch, tu che scrivi il vero, va’ e dichiara a
quegli angeli che hanno lasciato l’alto dei cieli, il santo luogo eterno, e si
sono contaminati con donne, e hanno agito come fanno i figli della terra ed
hanno preso mogli per loro: - Voi avete portato grande distruzione sulla terra:
E voi non avrete pace né perdono del peccato. Visto che essi gioiscono dei loro
figli. L’uccisione dei loro amati figli essi vedranno e sopra la distruzione
dei loro figli essi si lamenteranno e faranno suppliche per l’eternità, ma non
otterranno perdono né pace - . […] E d’ora in poi non salirete al cielo per
tutta l’eternità e un decreto sarà applicato che vi legherà per tutti i giorni
del mondo ai confini della terra” ( Il libro degli angeli, capp. XII e XIV, in
M. Pincherle, Enoch, il primo libro del mondo,vol. I, Macro, Diegaro di Cesena,
2000).
Un’ulteriore palese incongruenza di Apocalisse 12, 7-12 è
evidenziata dal fatto che la vittoria delle schiere fedeli a Dio si risolva,
paradossalmente, in una rovinosa condanna per tutta l’umanità vivente sul
nostro pianeta , costretta, di fatto, a convivere sotto il nefasto dominio di
Satana e dei suoi arconti: “Esultate, dunque o cieli, e voi che abitate in essi.
Ma guai a voi terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno
di grande furore” (trad. CEI).
Finché si rimane all’interno del testo attribuito a Giovanni
di Patmos tali contraddizioni appaiono irrisolvibili; è inevitabile, quindi,
estendere la ricerca a quelle poche fonti scampate alla sistematica distruzione
operata dalla chiesa cattolico-romana nei primi secoli dopo Cristo,
rifacendoci, in particolare, ad una dottrina ormai completamente scomparsa: il
Manicheismo.
Nei testi 35 e 38 dell’edizione Bohlig-Polotsky è
chiaramente attestato che gli angeli caduti, detti anche Veglianti o Egrégoroi, giunsero nella dimensione
terrestre precedentemente la creazione dell’uomo, in conseguenza del fatto che
furono proprio loro a creare tale essere infero, trasmettendogli i seguenti
attributi: concupiscenza, lussuria, fornicazione, ostilità, invidia, collera,
risentimento, incoscienza, ostinazione, mendacità, inclinazione al furto. Al
fine di fugare ogni dubbio o lacuna interpretativa, citerò i passi più
indicativi: “Questo sono i Veglianti del cielo che discesero sulla terra [a
partire dal] luogo in cui venivano tenuti sotto custodia. Furono loro a
compiere ogni opera di malvagia astuzia e a far sorgere nel mondo le attività
tecniche; furono loro a svelare agli uomini i misteri celesti. Rivolgimenti e
devastazioni ne derivarono sulla terra. […] Essi formarono e fecero nascere
Adamo ed Eva, allo scopo di regnare tramite loro sul mondo […]. Essi commisero
tutte le opere del desiderio sessuale (epithymìa)
sulla terra: l’intero mondo fu colmo della loro lussuria” (in: A. Magris, a
cura di, Il Manicheismo, Morcelliana, Brescia, 2000).
A questo punto anche studiosi in possesso di una buona
conoscenza dei testi sacri (tanto per intenderci, coloro che evitano almeno di
affermare che Adamo ed Eva mangiarono una mela) potranno obiettare che questa
versione ereticale della creazione sia in palese contrasto con quanto è scritto
nell’Antico Testamento, giacché esso
riporterebbe l’esplicita rivelazione che fu Dio, in quanto Dio, a creare
l’uomo e non una banda di criminali cosmici, o diavoli, tenuti inefficacemente
sotto tutela. Le cose, tuttavia, almeno dal punto di vista scritturistico, non
paiono affatto così scontate e tranquillizzanti come la teologia ufficiale vorrebbe
far credere. Un’esegesi appena credibile rivelerebbe infatti come non solo nei
testi originali il termine Dio sia completamente assente, ma, altresì, che il
nome con cui nel Genesi è indicato il divino artefice, l’ottimo creatore e
signore di cui si parla da almeno tremila anni, senza alcuna cognizione di
causa, non risulti essere singolare, bensì plurale.
Per l’intero primo racconto della creazione che si snoda dal
versetto 1, 1 al versetto 1, 31 l’unico termine ebraico utilizzato è, infatti,
Elohim, che non significa affatto Dio, come traducono assai liberamente le
Bibbie cattoliche, protestanti o quelle dei Testimoni di Geova, bensì, in senso
letterale, “coloro che discesero dal cielo”. Senza volersi addentrare in
complesse analisi semantiche, appare chiaro che, nella fattispecie, non si sia
trattato affatto di un atterraggio morbido, quanto di una vera e propria
“caduta”. Non convincono, inoltre, le motivazioni fornite dagli esegeti
ortodossi riguardo la forma plurale del verbo fare (in ebraico na’asèh)
contenuta al versetto 1, 26: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra
somiglianza” (trad. CEI). La giustificazione relativa all’uso di un pluralis maiestatis ante litteram appare
piuttosto improbabile, anche in considerazione del fatto che il sommo creatore
non si sarebbe mai abbassato ad adottare le medesime consuetudini linguistiche
del mondo umano; una spiegazione alternativa, prodotta in special modo in
ambito cattolico, supporrebbe, invece, una preconizzazione del dogma della
Santissima Trinità, cioè di un Dio distinto in tre Persone (Padre, Figlio e
Spirito Santo), ma ciò confligge palesemente con il rigido monoteismo
proclamato dall’ebraismo e dall’Islam che si riconoscono, entrambi, nel
medesimo testo sacro.
A partire dal secondo racconto della creazione, più
precisamente da Genesi 2, 4, al termine Elohim viene affiancato il noto
tetragramma Y H W H che, nelle interpretazioni ufficiali, costituirebbe una
sorta di secondo nome di Dio, ancora più sacro e appropriato del primo, tanto
da risultare addirittura impronunciabile nella tradizione rabbinica. A nostro
modesto parere, l’aggiunta del nome proprio di Dio, usualmente traslitterato in
Jahvé, invera ulteriormente la tesi secondo la quale Elohim non possa
costituire il nome alternativo della divinità, ma, come sostenuto in
precedenza, sia da considerarsi, più semplicemente, come un termine riferito a
una ben determinata tipologia di esseri dotati di caratteristiche specifiche
loro proprie. L’espressione Jahvé Elohim significa, quindi, Jahvè degli Elohim,
non Dio o Geova Dio.
Il canone biblico, pur attestando l’esistenza degli angeli
caduti, conferisce loro un’importanza
affatto marginale all’interno del contesto narrativo. Essi svolgono
semplicemente la funzione di terzo incomodo, ricoprendo in varie occasioni il
ruolo di astuti tentatori o maldestri seduttori, affinché, per contrasto, sia
posta in maggior rilievo l’assoluta bontà e alterità di Dio. Conseguentemente,
se il male è entrato nel mondo, ciò non è ascrivibile alla volontà di chi lo ha
creato, ma, al contrario, all’ineffabile intervento di un pittoresco
personaggio lasciato libero di scorrazzare in lungo e in largo, in cielo, in
terra e in ogni luogo in compagnia dei suoi accoliti. Malgrado la palese
assurdità di siffatta teodicea, in tale copione emerge una strategia
psicologica finemente elaborata, del tutto simile a quella utilizzata in certi
luoghi di pena e di detenzione. Durante gli interrogatori di un prigioniero
poco disposto a collaborare, i più astuti fra gli aguzzini inscenano, a volte,
un giuoco di ruolo di questo tipo: uno di loro recita la parte del cattivo, non
esitando a riempire di botte il povero malcapitato; l’altro ricopre la parte
del buono e, opponendosi platealmente al collega, ne prende le accorate difese.
In verità, entrambi fanno parte della medesima categoria, sono aguzzini, e
perseguono la medesima finalità: ottenere dall’uomo, con le buone o con le
cattive, ciò che per loro è di fondamentale importanza.
Le dottrine dualistiche quali il Manicheismo, lo Gnosticismo
cristiano e il Catarismo ebbero l’indubbio merito di considerare il dio
dell’Antico Testamento un demiurgo funesto, se non il peggiore dei demoni, ma
ebbero comunque il limite, riscontrabile anche nell’ottimo Freixedo, di
supporre l’esistenza di un Dio buono al di là delle pastoie e delle illusioni
del mondo materiale. Una serena analisi storico-fenomenologica
dell’esistente,tuttavia, non autorizza minimamente a credere nell’esistenza di
un Essere siffatto, dal quale emergerebbe, subitaneamente, l’attributo suo più
proprio: l’inanità. La scienza e la tecnica ci hanno resi troppo simili ai
nostri malvagi creatori per nutrire soverchie speranze di salvezza e di
redenzione. Non rimane che riconoscere la validità di ciò che, in tempi non
sospetti, fu affermato da uno fra i più grandi filosofi morali
dell’Occidente, Arthur Schopenhauer: “
Bisogna essere ciechi per non vedere che la vita e l’esistenza, nella loro
totalità, sono una strada sbagliata da cui dobbiamo tornare indietro”.
Piero Ferrari
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Hanno cacciato anche te ... da quel GINEPRAIO, dove ti lasciavano dire quello che SENTI? ... o che ... vuoi?
RispondiEliminaHo letto velocemente perchè sono cose ANTICHE.
E' TUTTO VERO ma SATANA può stravolgere il sugnificato della VERITA', ma non può defilarsi, "uscirne-FUORI", in quanto interamente APPARTIENE.
In CIELO c'è PACE!
Solo qui vige ancora l'ECO dei tuoi INCUBI ... anche se c'è ancora MATERIA SOFFERENTE.
Vedo che non ti sei spostato di un millimetro dalle tue illusioni. Scrivi di aver letto velocemente perché sono cose antiche! – Un modo davvero strano di definire uno scritto che fa un’analisi così ricca di accostamenti. Per te è antico? - Anche la bibbia è antica, e allora? – Come al solito non riesci a sincronizzare gli emisferi …..
RispondiElimina(In cielo c’è la pace!) – Nel tuo cielo, c’è la guerra peggio che in terra, solo che tu lo ignori perché i tuoi occhi sono offuscati dall’inganno del tuo falso dio, (lucifero) che ami tanto.
Ti accontenti anche di un copia e incolla?
RispondiEliminaQuale onore avere tra i commenti la tua icona che io riconosco BENISSIMO, come una maschera di carnevale, ora MAI.
Non mi dire che tu raffiguri Lucifero come lo raffigurano chi non lo ha mai VISTO, o chi lo ha scambiato per una bestia ... mentre era ben ALTRO?
Non sei tu uno che sostiene che i carri di fuoco altro non sono che MEZZI di traporto PARTICOLARI?
Perchè dovrei spostarmi? Ti dà faatidio il rombo o il TUONO?
Non fare lo sbaglio di chi non credeva in Jules Verne solo perchè scriveva illusioni? Non dovrei credere nemmeno in te?
Ho sempre detto che dici il vero ma DEFORMATO.
Io credo nella tua buona fede, che no vuol dire che fa il BENE o il BUONO, ma che è VERITA' per quanto tu riesci a comprendere.
Ma IO HO VISTO, SENTITO e TOCCATO, anche se come te non riesco a trasferirlo a parole.
Vecchio per me è come considero una "valvola termoionica", o tubo a vuoto, rispetto ad un "integrato", anche chiamato familiarmente microchip.
Tu sai cos'è un microchip o un nano, oppure un pico, un femto, un atto, un zepto, un yocto ... CHIP?
Un elemento miniaturizzato che si presenta come singolo componente trasmettitore o OPERATORE "MONOLITICO".
Su parlami dei MONOLITICI.
Sai perchè la CHIESA distrugge certi testi?
Perchè risultano obsoleti.
Cerca di andare nei Musei e Biblioteche Vaticane invece di rimpiangere ancora quella di Alessandria.
Perchè hai intitolato il tuo BLOG ... Arte e Anima?
Non sai chi è l'Angelo dell'ARTE?
L'Artefice?
Ho fatto un post sull'ANIMA.