sabato 22 ottobre 2011
Rifiutare la vita
Rifiutare la vita
I psichiatri in particolare sono affascinati dall’enorme
numero di artisti suicidi di tutte le discipline,
perfino alcuni matematici, la cui genialità può essere
facilmente assimilata all'Arte, non reggono a lungo l'impatto con la delirante
realtà di questo mondo. Parlo per esempio di Ludwing Boltzmann, uno dei più
grandi fisici teorici di tutti i tempi, fino a Vettor Pisani artista e
scenografo impiccatosi a Roma il 22 agosto 2011. I psichiatri in particolare,
hanno scritto decine di libri in merito alle possibili cause per cui un artista
ad un certo punto della sua vita decide di lasciare questa specie di vita. In
realtà non hanno mai capito nulla perché non riescono a comprendere l’anima di
un artista. Per loro un artista si uccide perché divorato dalla depressione o
dalla pazzia. Io credo che per comprendere, le ragioni per cui un artista
decide di uccidersi, bisogna essere artista, o riuscire a pensare come un artista. L’artista possiede una grande
sensibilità e quindi capacità di penetrare le ragioni stesse della vita. Vede
cose che altri non vedono. In questa realtà si sentono come su una barca che sa
dove andrà ad infrangersi, o da quale vortice sarà inghiottita. Allora che
senso ha la vita per un artista dato che sa in anticipo dove la barca si
infrangerà e perché!
Un vero artista è soprattutto un essere spirituale ed in
virtù della sua spiritualità, vede e conosce cosa c’è oltre quella oscura
nebulosa che chiamiamo cielo. Questo grazie a quell’invisibile
filo mai del tutto interrotto che lo lega al luogo da cui proviene, anche se
solo attraverso una fitta nebbia. Quel ricordo, quelle sensazioni, quella
sottile sofferenza, fanno sembrare inutile, crudele e bestiale, la vita su
questo pianeta. Utile solo per i nostri carnefici.
Le cause del suicidio degli artisti,
solo raramente sono riconducibili a sconvolgimenti della mente. Tenuto conto di
quanto poco sappiamo dei processi mentali … figuriamoci
dell’anima, di cui quasi tutti dubitano. Altrimenti non si potrebbero
commettere tanti crimini. Per quanto mi riguarda, certi comportamenti ritenuti
devianti, potrebbero essere solo un segnale per richiamare l’attenzione su un
disagio che potrebbe essere risolto con poco. Magari con maggiore sensibilità
da parte di chi condivide la sua vita, perché è noto che ognuno manifesta il
proprio disagio in modo diverso. Per esempio, nel secolo scorso, i malati di tiroide li
ricoveravano in manicomio. Questo dovrebbe bastare per farci capire in quali
mani siamo a livello psichiatrico, e non solo. L’assurdo è che dopo oltre un secolo, (a
parte l’abolizione dei mezzi di tortura usati come cura) non è cambiato molto.
Ancora oggi le diagnosi altro non sono che congetture personali non supportate
da analisi strumentali. Le diagnosi, altro non sono che Congetture, che spesso divergono tra
medici della stessa disciplina … come accade troppo spesso tra i psichiatri.
Solo negli ultimi decenni i psichiatri e la medicina in
generale hanno preso atto che certi comportamenti, nelle donne in particolare,
dipendevano e dipendono, da un insufficiente funzionamento della tiroide.
Diversamente gli artisti, come accennavo prima, quasi sempre
le cause del suicidio, dipendono dagli effetti tossici provocati dai metalli
pesanti, quale per esempio il piombo, presente nei tubetti dei colori. I
psichiatri piuttosto di sentenziare malattie mentali mai dimostrate scientificamente, avrebbero dovuto documentarsi sull’intera vita psicologica dell’artista. In quel caso avrebbero scoperto che una persona
intelligente e sensibile non impazzisce da un giorno
all’altro senza una precisa causa. Nessuno dei medici del passato ha mai
pensato che gli squilibri mentali o disturbi del comportamento, potevano
dipendere da intossicazione da piombo e altri metalli, largamente usati nei
colori ancora oggi. Anche se diversamente dal passato, oggi la scienza è consapevole che certi disturbi
del comportamento quasi sempre, sono una diretta conseguenza dei veleni che assumiamo ovunque nell’ambiente, anche se ad ammetterlo sono in pochi.
Con questo non intendo affermare che tutti i suicidi degli artisti, sono provocati da intossicazione da piombo, o altri veleni.
Assolutamente no! Mi rendo conto che il
problema è molto più complesso. Non ultimo, un profondo mal di vivere. Gli
artisti, percepiscono il mondo, la realtà in modo totalmente diverso dal resto
dell’umanità, questo perché vedono cose che le persone cosiddette normali non
riescono a vedere. Cose che rendono molto frustrante e doloroso accettare la
vita. La stessa vita che per una
persona normale rappresenta il massimo.
Un artista può scegliere di morire perché essendo in
contatto con una diversa realtà, non riesce a stabilire un compromesso
accettabile con la realtà in cui esiste, perché ciò che ha lasciato, continua a
vivere attraverso la visione e il ricordo anche se confuso dell’altra
esistenza. Lo squilibrio è talmente insopportabile, che ogni cosa di questo
mondo la percepisce come inutile, banale, misera. L’unica cosa che resta
immutabile nel rapporto con il mondo, è l’amore. Un tipo di amore che gli umani
non sono in grado neppure di immaginare per quanto è quiete e intenso insieme. E soprattutto disinteressato; un
amore a senso unico perché in cambio l’artista quasi sempre riceve solo
ostilità, estraneità e rancore perché gli umani odiano tutto ciò che è diverso,
che non comprendono, o ancora peggio, che mostra la loro pochezza e miseria
mentale ed esistenziale.
Tra le tante cause, un artista si uccide, anche perché non
riesce a costruire profondi legami con le persone che lo circondano. E non
certo per colpa degli artisti. Quando questo accade percepiscono il mondo come
un limite. Un limite che li rendende più fragili e vulnerabili.
Sempre appesi ad un filo, perché il desiderio, la volontà di lasciarsi andare,
diventa sempre più forte. Anche se in realtà quasi mai la ragione del suicidio è riconducibile ad
un dispiacere o delusione. Le cause sono molto più profonde, perché vengono da
lontano.
Gli artisti sulla terra non si trovano per loro scelta, ma sono stati
scaraventati con la violenza da anime
potentissime, in grado di interagire con il nostro universo, da
cui traggono una potente forza capace di vincere la resistenza di quelle anime,
che mai si sognerebbero di incarnarsi in un corpo tanto limitante e primitivo,
e per di più in un universo assurdo come quello materiale. La cattura di queste
anime evolute serve per infondere nelle persone, la convinzione che dal momento che
esistono esseri umani tanto particolari e creativi, capaci di trasmettere visoni
fantastiche e inimmaginabili, ne consegue che i creatori o il creatore per
forza di cose deve aver immaginato anche per loro un destino luminoso. Soggiogando così le loro debole menti affinché siano docile,
timorose e senzienti fino alla schiavitù, e per questo incapace di rendersi
consapevole della loro condizione. Massacrandosi tra loro,
imitando la stessa malvagità dei carnefici.
Naturalmente il rifiuto alla vita non è esclusiva
prerogativa degli artisti. Per rifiutare questa specie di vita, è sufficiente
possedere un briciolo di luminosa intelligenza. In Italia per esempio, ogni anno si
suicidano circa 4000 persone. Negli usa, ogni anno tentano il suicidio circa
due milioni di giovani. Il numero dei morti non è reso pubblico sicuramente per
non suscitare allarmismi. A tale fenomeno non sono esclusi neppure i bambini.
(Deve essere davvero orrendo questo mondo se persino i bambini scelgono di
abbandonarlo).
Eppure nessuno degli umani, quelli normali, quelli che a
parole sono angeli, ma nei fatti sono demoni capaci di cose orrende,
riescono a comprendere le ragioni di tale distacco da questa realtà che
chiamano vita. Un distacco che è soprattutto un rifiuto verso di loro e il
miserabile mondo che hanno costruito. Fatto di innominabili ingiustizie e
atroci crimini contro i più deboli e bisognosi di aiuto. Per i cloni, chi si
suicida è un debole, oppure un malato di mente. Ma in fondo, da qualche parte
in quella piccola nocciolina che chiamano testa esiste un angolo in cui non si
può mentire. E da quell’angolo una vocina rivela che sanno bene che rinunciare
a questa specie di vita, non è un atto
di viltà, ma di grande coraggio e una profonda spiritualità.
Naturalmente se il suicidio non è una vera e propria fuga dalla realtà per futili motivi.
Comunque sia, per un artista, non ha senso vivere solo per
respirare perché respirare non è vivere, ma soffiare al vento.
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Pezzo stupendo, complimenti Marco, da un "artista"
RispondiEliminaGrazie, il tuo commento dimostra la validità e le ragioni del testo.
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