La sentenza della morte di Stefano Cucchi, rappresenta un precedente molto pericoloso perché secondo il comune buon senso, trasmette un segnale di impunità a tutti coloro che commettono crimini. E cosa ancora più pericolosa, la consapevolezza da parte della gente comune della incapacità della magistratura di riuscire a individuare i colpevoli di un crimine facilmente individuabile, dato che l’evento si è consumato in un luogo chiuso gestito dalle forze dell’ordine. In questo caso la caserma di Tor sapienza.
Lo stesso luogo in cui Stefano Cucchi secondo la prima sentenza, venne pestato al punto che dopo alcuni giorni morì nella cella del reparto carcerario dell’Ospedale Pertini di Roma. Sicuramente anche perché i medici per ragioni che non riesco a comprendere decisero di non intervenire per curarlo. E tale assurdo comportamento, non è semplicemente condannabile per ragioni morali ed etiche, ma per togliere da strutture pubbliche, persone inadatte a svolgere la professione del medico.
Inoltre, non ho mai capito perché le forze dell’ordine quando effettuano un arresto, in alcuni casi, pestano la persona fermata, fino a causarne la morte. Non trovo nessuna giustificazione per tale barbaro comportamento, anche in presenza di provocazione da parte del fermato. Tale comportamento da parte delle forze dell’ordine lo trovo assurdo e poco professionale. Essere giudice e carnefice, è un tipo di “attività” che non può coesistere con uno stato di diritto ….. se davvero esiste uno stato di diritto in questo paese …..
Se la convinzione che non viviamo in uno stato di diritto, si diffonde tra la società, le persone per avere giustizia, hanno una sola scelta: farsi giustizia da sole. E questo sarebbe davvero tragico.
Affinchè questo non avvenga, lo stato deve saper correggere il proprio errore e consegnare alla giustizia i colpevoli, dato che non è credibile, convincere qualcuno, che non è possibile trovare i colpevoli di un crimine, commesso in una struttura dello stato, pur sapendo chi fossero gli agenti presenti quella notte. Tale presa di posizione, equivale a sostenere che se una persona organizza una festa in un qualsiasi appartamento e uno degli invitati, viene pestato a morte alla presenza di tutti gli invitati, e questi si dichiarano non colpevoli, coprendosi a vicenda, trovo assurdo se il giudice assolve tutti i presenti per mancanza di prove……
Dai, per favore! – Non ci vuole un genio, un esperto per concludere che tale convincimento è ridicolo; offensivo anche per un quoziente intellettivo appena sopra lo zero.
Questa mattina, alle sei e trenta, rainew24 ha trasmesso una breve intervista all’avvocato di Cucchi, e questi ha dichiarato che se la magistratura vuole davvero trovare i colpevoli del pestaggio che ha causato la morte di Cucchi, devono indagare nell’arco di tempo di quel 15 ott. Del 2009, dalle 21,30, alle 9,30 della mattina seguente. Cioè, prima che Cucchi viene condotto in aula per essere sentito dal giudice. Perché è in quell’arco di tempo che Stefano Cucchi è stato pestato con conseguenti gravi lesioni che pochi giorni dopo lo condussero alla morte.
Inoltre è assrdo che in Italia si viene uccisi per pochi grammi di marijuana, e negli Usa, cioè la nazione che l'ha proibita in tutto l'occidente, ai cittadini di due stati, in partcilare, è consentito addirittura coltivarla in proprio e consumarla a piacere. Sarebbe ora di mettersi d'accordo e liberalizzare la marijuana, semplicemente perchè è meno letale del consumo del tabacco e dell'alcol, e in più è anche una formidabile erba medica. (Ragione per cui fu bandita dal mercato occidentale, per fare un favore alle case farmaceutiche per spacciare il loro veleno sintetito: i farmaci.)
Di seguito alcune sintesi della tragica storia di Stefano Cucchi:
Tutti assolti: in secondo grado la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha assolto tutti gli imputati per la morte di Stefano Cucchi, il geometra romano morto il 22 ottobre 2009 nel reparto protetto dell’ospedale Pertini di Roma, una settimana dopo il suo arresto. In primo grado erano stati condannati cinque medici per omicidio colposo e uno per falso; erano stati invece assolti i tre agenti della polizia penitenziaria e tre infermieri. In appello la sentenza è stata dunque ribaltata. La sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, ha lasciato l’aula in lacrime.
Fonte: 31 - 10 - 2014TMNews
Guerra di interviste sui giornali: per la madre «È un verdetto assurdo. Mio figlio è morto dentro quattro mura dello Stato che doveva proteggerlo», mentre il Sap rimane sulla sua linea shock «Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze». Si difende Luciano Panzani, presidente della Corte d'Appello di Roma: «Il giudice penale deve accertare se vi sono prove sufficienti di responsabilità individuali e in caso contrario deve assolvere»
La sentenza che ha mandato tutti assolti gli imputati al processo per la morte di Stefano Cucchi, secondo l’accusa morto in detenzione per essere stato pestato dalla polizia ed essersi visto negare le cure dai sanitari, ha acceso roventi polemiche.
«UN FALLIMENTO DELLA PROCURA DI ROMA» - Ilaria Cucchi ha anche spiegato che a suo dire l’assoluzione per insufficienza di prove rappresenta un fallimento della Procura di Roma: «Chiederò al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone che assicuri alla giustizia i colpevoli della morte di mio fratello, perché due sentenze hanno riconosciuto il pestaggio e lo Stato italiano non può permettersi di giocare allo schiaffo del soldato, come ha detto in aula ieri il mio avvocato. Mio fratello è morto e non si può girare e indovinare chi è stato, devono dircelo loro».
ASSOLUZIONE PER TUTTI - La formula adottata dal giudici è quella prevista dal secondo comma dell’articolo 530 «… quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova», la conseguenza è l’assoluzione del primario del reparto detenuti del ‘Pertini’, Aldo Fierro, i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo e Rosita Caponetti; gli infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe; gli agenti della Penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici.
Fonte: 01/11/2014 - di Redazione Da Giornalettismo
Stefano Cuchi, aveva 32 anni, e non avrebbe mai pensato di poter morire in quel modo. Stava bene, finalmente, dopo aver subito tanti traumi e avere passato momenti difficilissimi a causa della tossicodipendenza. Che però, purtroppo, lo tormentava ancora.
Quando la sera del 15 ottobre 2009 i carabinieri lo fermarono in un parco, gli trovarono addosso 20 grammi di “roba”: marijuana, (assurdo!!! – In Italia si muore per il possesso di pochi grammi di marijuana, e negli USA si compra nei bar, in farmacia, si coltiva nelle case e i pasticcieri la mettono persino nelle torte per i bambini. Smettetela di giocare con la vita delle persone e mettetevi d’accordo …. NDR) un po’ di cocaina e due pasticche. Per gli agenti si trattava di ecstasy, ma il padre provò a chiarire che era un farmaco prescrittogli dal medico per le crisi epilettiche, che Stefano portava sempre con sé. All’inizio, per errore, i carabinieri nel verbale lo qualificarono come «albanese senza fissa dimora». Poi, a casa sua, provarono a perquisirgli la stanza, la famiglia li invitò a continuare, ma loro rinunciarono. Portarono subito Stefano, che stava ancora bene, in caserma. Prima a quella di via Calice e poi a Tor Sapienza, per la notte.
I carabinieri hanno scritto che in quel momento non aveva ancora nemmeno un livido. Solo «epilessia e tremori». Poi però chiamarono l’ambulanza, ma quando gli operatori del 118 arrivarono lo trovarono a letto, sotto le coperte. Lui rifiutò di farsi ricoverare. Loro – per errore – lo definirono schizofrenico nella scheda che compilarono. Perché sia stata chiamata quell’ambulanza e soprattutto perché Cucchi abbia rifiutato le cure non è mai stato chiarito.
La famiglia Cucchi: "Sentenza assurda". "La nostra giustizia è malata, credo dovremo aspettare le motivazioni della sentenza". Così ai microfoni di RaiNews24, Ilaria Cucchi dopo la notizia dell'assoluzione di tutti gli imputati indagati per la morte del fratello, Stefano Cucchi, "Nella sentenza di primo grado non si è detto che Stefano non è stato picchiato, ma che la giustizia non era in grado di dire chi fosse stato tra gli agenti e i carabinieri - ha proseguito Ilaria Cucchi - Ora, in appello, mi aspettavo un passo in avanti che non c'è stato. Da semplice cittadina mi chiedo cosa mi devo aspettare dalla giustizia. Mio fratello è morto anche per colpa dei magistrati che non lo hanno guardato in faccia. Mio fratello - ha sottolineato - era un ragazzo come gli altri che ha commesso un errore e che, per questo, non doveva pagare con la vita. Io, mio fratello, la mia famiglia meritiamo giustizia". "Una sentenza assurda, Stefano è morto ancora una volta". È stato il commento del papà, Giovanni Cucchi. "È morto con la sentenza di I grado, e ora un'altra volta dobbiamo assistere a questa decisione" ha detto. "Lo Stato si è auto-assolto - ha dichiarato la madre di Stefano, Rita Calore - Per lui, unico colpevole sono le quattro mura".
Fonte: http://www.agoravox.it/Stefano-Cucchi-dall-arresto-alla.html
Nota:
Ho omesso di pubblicare le foto del pestaggio perché l’evento è troppo serio per fare spettacolarizzazione.
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