domenica 31 gennaio 2016

Morte Apparente: Il Distacco Dell’Anima

La grafica è presa dal web

Nessuno sfugge alla propria natura; è altrettanto vero, chiedere ad un essere ciò che non è in lui, ciò che non può darti. Dato che ognuno può dare esattamente ciò che è.

Le foglie al vento cambiano le proprie convinzioni ad ogni nuova direzione del vento. Costoro non possono andare oltre il pensiero dominante perché mancano di visione, di lungimiranza e di luce propria. (Malanga direbbe che sono privi di anima.) Difatti alla fine ritornano ciò che sono sempre stati ….. dei burattini impauriti, continuando a mentire prima di tutto a se stessi.

Una persona consapevole, sa ascoltare quella vocina che viene da dentro che ti chiede chi sono coloro che controllano la nostra anima attraverso i subdoli meccanismi del corpo biologico, negandoci in questo modo, la possibilità di conoscere quella verità custodita nell’antica memoria dell’anima.

E’ nella natura dell’ essere, chiedersi dove vanno le anime, quando il corpo smette di funzionare, e se esiste la reincarnazione.

In questi ultimi decenni sono tanti gli studiosi che si sono interessati ai casi di premorte; di quei casi in cui il paziente è considerato privo di segni vitali. Almeno secondo le apparecchiature e le nostre conoscenze. Salvo che in alcuni casi, ritornano in vita, dopo essere stati rianimati, pur essendo rimasti a cuore fermo per decine di minuti.

Anche in questo caso, la scienza non è unanime nell’affermare, quando effettivamente un cervello può resistere senza ossigeno prima di subire danni irreversibili. Neppure in questi casi si ha un parametro univoco. Tuttavia, esistono casi in cui il paziente è rimasto a cuore fermo anche per delle ore, senza che il cervello subisse danni permanenti. E in altri casi, sono bastati pochi minuti per subire danni irreversibili. Tutto questo secondo me, dovrebbe significare, che non esiste un parametro che vale per tutti, per stabilire con esattezza, quando un corpo cessa realmente di funzionare; quando l’anima lascia definitivamente il corpo per non farvi più ritorno. Ciò che invece appare chiaro, è che la scienza, sa davvero molto poco delle reali potenzialità del cervello …… della vita e della morte.

Allora questi pazienti che sono stati privi di vita per un tempo anche lungo, sono realmente morti, oppure le apparecchiature non sono in grado di stabilire con precisione quando un essere è veramente privo di vita? Secondo alcuni studiosi, sottoscritto compreso, le nostre attuali apparecchiature, e le nostre attuali conoscenze non ci consentono di stabilire con esattezza quando il corpo viene abbandonato definitivamente dall’anima. Questo purtroppo significa che non possiamo escludere che i medici, certificano morte, persone che morte non sono. Per esempio chi pratica yoga, ad un certo livello, sa che è possibile controllare i battiti del cuore fino al punto di ridurre il ritmo cardiaco impercettibile ai strumenti diagnostici, e in atri casi indurre uno stato di rilassamento totale da provocare una morte apparente….

Gli studiosi, in questi ultimi anni hanno approfondito molto i racconti fatti da pazienti che sono ritornati a vivere. Raccontando di essere stati in un luogo di luce e di aver attraversato un tunnel o altro ancora. Uno studio in tal senso rivela che statisticamente i racconti di questi pazienti sono quasi tutti uguali.

Quasi tutti raccontano di un tunnel, una luce, e di essere accolti da persone care. Naturalmente non tutti gli studiosi sono d’accordo che questi pazienti ritornano dall’aldilà. Alcuni studiosi, ritengono che le esperienze di premorte sono provocate da una anomala attività del cervello per l’assenza di ossigeno. (Definito stato di alterazione mentale.) Ma il paziente in realtà è ancora vivo, benché le funzioni vitali sono al minimo. Ma come spiegare, che alcuni pazienti, dopo essere stati anestetizzati, si sono visti librare in aria, descrivendo l’attività medica intorno al proprio corpo. Raccontando particolari che solo i medici potevano conoscere, in quanto potevano essere visibili solo dall’alto.

Nulla può escludere che l’anima possa uscire dal corpo per un breve periodo di tempo, quando le condizioni vitali sono al minimo, per far ritorno appena le funzioni del corpo migliorano. – Quindi mi trovo d’accordo con quegli studiosi che affermano che i racconti di premorte quando non sono in grado di produrre prove certe che effettivamente si è usciti dal corpo, altro non sono che una anomala attività del cervello causata da una momentanea carenza di ossigeno. Fin qui appare chiaro, che questi pazienti non sono mai ritornati dall’aldilà, per il semplice fatto che non ci sono mai stati.

Tuttavia, esistono casi documentati, in cui il paziente effettivamente è entrato nell’aldilà. Casi rarissimi, ma è accaduto. E l’esperienza non è la stessa dei tunnel di luce e quant’altro raccontato nei casi di premorte, ma esperienze di un vissuto molto legato alla persona, al proprio essere, al proprio futuro.

L’altro giorno, mentre mettevo ordine nella mia libreria, mi sono trovato tra le mani un libro acquistato oltre 30 anni fa. Un libro che avevo tanto cercato e che credevo di aver perduto, o prestato a qualcuno che non lo aveva restituito. Il libro in questione, è stato scritto da Jean Baptiste Delacour, il titolo: Di ritorno dall’aldilà – Armenia editori 1978. Prima edizione.

La sera stessa incominciai a rileggerlo con la sensazione di aver ritrovato qualcosa che era andato perduto dal momento che mi resi conto di non ricordare quasi nulla delle cose che leggevo. Erano trascorsi quasi 30 anni. Quindi lo leggevo come fosse la prima volta, rimanendo stupito per quello che leggevo e per alcune inedite e rare rivelazioni inerenti certe pratiche mediche e certe tecniche usate per carpire informazioni intime ai pazienti esaminati.

La scienza oggi è molto attenta a non divulgare certe scoperte, tecniche o conoscenze, affinché certe pratiche restino segrete per non veder sminuito il potere che esercitano sulle persone. Tra i tanti casi di “premorte” studiati dal prof. Cornish, quello che mi ha veramente appassionato è il caso della ballerina francese, perché ha potuto dimostrare di essere realmente stata in un aldilà. Tanto che ciò che ha visto e raccontato si è poi realizzato nel suo futuro. Devo dire che alcuni casi narrati in questo libro, sono veramente interessanti perché provano che qualcosa di sovrannaturale è realmente accaduto. Alcuni di loro sono realmente ritornati dall’aldilà. Quello che bisognerebbe stabilire è da quale aldilà sono ritornati.

Compatibilmente con il tempo a mia disposizione, ho intenzione di pubblicare i casi che effettivamente trascendono la sfera dell’umana esistenza. Casi importanti e illuminanti finiti nel dimenticatoio, allo stesso modo della conoscenza dell’antichità, perchè diversamente da quello che si crede la scienza e soprattutto la scienza medica, le scoperte degli ultimi secoli sono state tutte occultate. Tutte a parte la penicillina perché serviva per curare i feriti in guerra, altrimenti non l’avrebbero mai rivelata. E’ tanto vero che è rimasta chiusa in un cassetto per circa 20 anni prima di essere messa sul mercato. Ed ancora oggi, è l’unico farmaco della famiglia degli antibiotici in grado di curare le infezioni …. a prescindere da come agisce nell’organismo.

So che non è facile crederlo, perché si è convinti che il nostro tempo sia migliore del tempo passato. Ma vi assicuro che non è così, anche gli orrori che si compiono oggi, sono di gran lungo peggiori da quelli consumati nel passato. Per concludere ripropongo un mio aforisma tra i più cari:

Nell'altra vita si splende di luce propria,
e quello che realmente siamo
è visibile a tutti.

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